Assicurare l’assistenza a lungo termine

Il termine long-term care sta iniziando a diffondersi anche nel nostro paese: si riferisce all’assistenza a lungo termine per anziani svolta in casa o nelle strutture professionali.

Sono molte le persone che hanno assistito al declino fisico di un anziano genitore, che hanno assistito al suo percorso all’interno del sistema di cura assistita e cha hanno sperimentato le problematiche relative a questi ambienti; dai costi correlati ai servizi, a volte molto elevati, fino a problemi ben più gravi.

In questo articolo andremo quindi ad esaminare le principali sfide sanitarie nella long-time care, il valore che la tecnologia può aggiungere e le considerazioni da tenere presenti quando si deve scegliere e installare una determinata tecnologia in un contesto di cura.

I principali rischi sanitari nella long-term care

Le sfide che hanno coinvolto la long-term care in questi ultimi anni tenderanno a intensificarsi via via che la popolazione mondiale invecchia. Una sempre più alta incidenza di demenza senile e comorbidità (la presenza di più di una patologia in un organismo) – in aggiunta al fatto che le persone vivono molto più a lungo di quanto erano abituate – significa che coloro che forniscono assistenza agli anziani devono impegnarsi per restare al passo con una domanda crescente.

Il settore ha lottato per anni con i problemi legati all’assunzione di badanti e infermieri (che oggi ci stiamo abituando a chiamare ‘caregiver’ anche in Italia), al relativo morale dei lavoratori, alla scarsa percezione pubblica del sistema e alle disparità nella qualità dell’assistenza. Come se non bastasse, la situazione è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia.

Questa combinazione di fattori contribuisce ad alcuni dei principali rischi con cui l’assistenza a lungo termine si scontra al giorno d’oggi.

  • Vagabondaggio e tentativi di fuga: la crescente incidenza di casi di demenza senile tra i residenti di strutture di assistenza, il controllo sui loro comportamenti e spostamenti è una sfida costante. Il vagabondaggio, che può portare al ferimento o alla morte di un anziano residente, è di fatto uno dei rischi più costosi per cliniche e case di cura.
  • Cadute: l’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che circa il 28,6% delle persone con più di 65 anni cade almeno una volta nell’arco di 12 mesi. Di questi il 43% cade più di una volta, con un rischio crescente di fratture e ricoveri, che interessano il 5% delle persone cadute. Anche le cadute più lievi possono influenzare in negativo la qualità della vita per i residenti di una struttura di assistenza. E non solo gli anziani sono a rischio: scivolamenti e cadute rappresentano la causa principale di perdita di giorni di lavoro per il personale sanitario. Una fattispecie che riduce ulteriormente il già basso numero di caregiver.
  • Aggressioni e abusi: se il dato relativo alla violenza sul posto di lavoro è in aumento in tutti i campi, esso raggiunge l’apice tra i professionisti della sanità, tanto che perfino in Italia sono stati varati progetti per gestire e contenere l’aggressività nei confronti degli infermieri e del personale di assistenza. Aggressioni e abusi non solo contribuiscono ad aumentare il numero di giorni di assenza dal lavoro, ma stanno spingendo diversi lavoratori a lasciare del tutto la professione. In aggiunta, un problema comune nelle strutture di assistenza è l’abuso di un residente su un altro, in particolare tra coloro che soffrono di demenza o di simili malattie mentali. L’OMS ha segnalato un dato tragico: una persona su sei oltre i 60 anni ha subito una qualche forma di abuso in contesti di comunità, mentre due terzi dei membri dello staff hanno ammesso di aver commesso abusi nel corso dell’ultimo anno.
  • Controllo delle infezioni: è ormai assodato che gran parte delle infezioni di Covid-19 (e un buon numero di morti correlate a questa patologia) si sono sviluppate nelle strutture di assistenza per anziani. Non stupisce dunque che il controllo delle infezioni e dei contagi sia diventato una delle principali preoccupazioni sanitarie per chi si occupa di long-term care. E non si tratta solo del Covid: anche una semplice influenza o un virus respiratorio possono mettere a rischio la vita dei residenti immunodepressi o con comorbidità. È necessario un approccio bilanciato al controllo delle infezioni, capace di offrire una ragionevole protezione ai più anziani e ai malati ma anche di riconoscere i benefici sanitari di una frequente interazione tra i residenti di una struttura di assistenza, i loro parenti e i loro amici.

Tecnologia per migliorare la salute e aumentare l’efficienza

La tecnologia è ormai da molto tempo una componente centrale di ogni ambiente sanitario. Con l’avanzamento negli strumenti digitali, l’evoluzione della robotica e nella stampa 3D, e l’emersione dell’Intelligenza Artificiale, la tecnologia si sta rivelando un supporto fondamentale per migliorare il decorso dei pazienti, per aumentare la sicurezza personale e per amplificare l’efficacia delle terapie. Vediamo come la tecnologia risponde ad alcune delle preoccupazioni sopra evidenziate in merito alla long-term care.

Tecnologia di monitoraggio

Che ci crediate o no, esistono ancora strutture di assistenza per anziani che si basano principalmente su controlli periodici del benessere fisico dei pazienti. Una modalità che non è sostenibile a lungo termine: è intrusiva, può disturbare il sonno e lascia i residenti vulnerabili per periodi di tempo molto estesi, tra una visita e l’altra.

La tecnologia di monitoraggio rappresenta un buon complemento alle visite, migliorando la sicurezza e fornendo maggiore indipendenza ai residenti. Ad esempio, dispositivi indossabili che segnalino la posizione della persona all’interno della struttura potrebbero permettere ai pazienti maggiore libertà di movimento, riducendo il rischio di fughe grazie all’integrazione con i sensori presenti sulle porte. Sensori di movimento o a pressione presenti nelle stanze dei residenti possono segnalare in tempo reale agli infermieri movimenti notturni e rischi di caduta senza compromettere la privacy delle perone.

La presenza di monitoraggio video, garantito attraverso un sistema di videosorveglianza, può inoltre permettere agli infermieri di verificare visivamente le segnalazioni dei sensori e di effettuare controlli a distanza in modo efficace e meno intrusivo. Una condizione particolarmente valida nell’ambito della cura a domicilio, in cui la presenza del caregiver potrebbe essere ridotta e dove la presenza di allarmi e sistemi di monitoraggio potrebbe adattarsi meglio alle risorse disponibili. Un esempio è quello adottato dal Comune di Grimstad in Norvegia, progettato per ridurre drasticamente i falsi allarmi, offrendo un servizio più efficiente limitando i costi.

Possiamo anche attenderci un aumento dell’utilizzo del video come principale sensore per il riconoscimento o la prevenzione di cadute, dal momento che gli algoritmi installati a bordo della telecamera, attraverso il deep learning, possono sfruttare il sempre miglior dettaglio delle riprese per fornire allarmi e segnalazioni sempre più accurate.

Dispositivi di comunicazione

La capacità di richiamare l’attenzione di un infermiere o di un caregiver è estremamente importante, in particolare per i residenti con mobilità ridotta. Nella long-term care, di solito il paziente è collegato attraverso un sistema audio a due vie con lo staff, attivabile attraverso la pressione di un pulsante o – se i dispositivi sono dotati di analitiche audio avanzate e di un algoritmo di riconoscimento del suono – a seguito di uno specifico rumore.

Quest’ultimo esempio presenta una tecnologia capace di migliorare al contempo la salute dei residenti e di proteggere la loro indipendenza. Talvolta, infatti, un semplice scambio verbale è tutto ciò che è necessario per chiarire quanto successo e per fornire una cura appropriata, limitando ogni contatto fisico non necessario o un’invasione dello spazio personale del paziente. Inoltre, facendo riferimento al rischio di contagio, la possibilità di comunicare attraverso l’audio riduce la possibilità di infezioni.

Un altro strumento di comunicazione particolarmente importante nella long-term care sono gli smart phone, dispositivi per la visita virtuale e altre tecnologie di assistenza che rendono possibile l’interazione tra i residenti, i loro amici e la loro famiglia. Questi sistemi possono migliorare sensibilmente la soddisfazione dei pazienti, soprattutto nel caso in cui la distanza o una pandemia globale possono limitare i contatti fisici con i propri cari.

Inoltre, sono oggi disponibili molti device multi-sensore per trasmettere informazioni importanti ai pazienti con difficoltà uditive, come la segnaletica digitale e le luci stroboscopiche.

Accessi riservati e porte sensorizzate

Ridurre la possibilità di accesso a stanze e aree private non solo riduce il rischio di furti e protegge i beni, ma rende anche più semplici gli spostamenti all’interno della struttura, riducendo il rischio di vagabondaggio o di fuga da parte dei pazienti.

In questo periodo, inoltre, il controllo degli accessi è utile anche per ridurre il rischio di contagio e di diffusione delle malattie.

Sostituendo i tradizionali sistemi di apertura con varchi automatizzati, le strutture di assistenza possono gestire con molta più sicurezza le visite e i turni dello staff. Il controllo accessi automatizzato offre opzioni estremamente flessibili: dall’autenticazione multi-fattore in aree riservate come gli ambulatori medici, a dispositivi indossabili che possono far aprire automaticamente le porte all’avvicinarsi di un paziente. È un tipo di tecnologia che non solo contribuisce a proteggere le aree interne di una struttura di assistenza, ma può anche aiutare a gestire l’ingresso e l’uscita dei veicoli dai parcheggi e dai magazzini.

Gli stakeholder al centro

Se non c’è alcun dubbio che la tecnologia possa offrire molti benefici per le strutture di assistenza a lungo termine, l’accettazione e l’adozione di questi dispositivi sono fondamentali per un’efficace implementazione di una tecnologia. E devono tenere conto delle esigenze di tutti gli stakeholder rilevanti.

Per lo staff, la tecnologia deve essere intuitiva e facile da utilizzare. Deve inoltre dimostrare un vero valore aggiunto – offrendo protezione personale, assolvendoli da responsabilità o riducendo il loro carico di lavoro. Questo è specialmente vero per quanto riguarda la tecnologia di monitoraggio, che può essere percepita come uno strumento per controllare il loro lavoro e una violazione del rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente. Un modo per superare questo possibile inconveniente è quello di lavorare fianco a fianco con i sindacati e le associazioni di caregiver e infermieri per sviluppare policy e linee guida sull’utilizzo di questi dispositivi.

Per i pazienti e le loro famiglie, la tecnologia dovrebbe migliorare la sicurezza, offrire maggiore serenità, garantire più libertà ai residenti e agli ospiti, e favorire di conseguenza l’interazione sociale. Permetterebbe inoltre di proteggere la privacy e l’indipendenza delle persone, rendendo la loro vita un po’ più facile. L’uso della tecnologia deve naturalmente conformarsi alla legislazione vigente e dimostrarsi etica. In particolare, per quanto riguarda la tecnologia di monitoraggio, la presenza di processi chiari e di trasparenza riguardo a come e quando può essere utilizzata aiuterebbe a costruire la necessaria fiducia da parte dei pazienti e dei loro familiari.

Per i gestori delle strutture, la tecnologia dovrebbe migliorare la sicurezza e il benessere dei residenti, aumentare l’efficacia e la soddisfazione dei lavoratori, ridurre i costi e diminuire i rischi e le responsabilità per la struttura. Gli amministratori devono anche essere in grado di fidarsi del fatto che la tecnologia che implementano abbia un elevato grado di protezione informatica e includa funzionalità che garantiscano la conformità legale dei sistemi e il loro uso etico. È importante che gli amministratori considerino le esigenze di tutti gli stakeholder, coinvolgendo i propri dipendenti nello sviluppo di programmi di governance e di formazione, discutendo apertamente con i pazienti e i loro famigliari le modalità di utilizzo della tecnologia.

Il decennio del sano invecchiamento

Gli scienziati affermano che la prima persona che diventerà bicentenaria è già nata. E le Nazioni Unite hanno dichiarato gli anni 20 del XXI secolo come il decennio dell’invecchiamento sano. Creando connessioni tra persone, la tecnologia e processi che rispondono alle sfide della long-term care, possiamo guardare al futuro e alla nostra vecchiaia come un periodo di vita sempre più attivo, con nuove e stimolanti opportunità.

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