La preoccupazione è ingiustificata?

Prospettive svedesi (e italiane) sulla privacy personale

Notizia di pochi mesi fa: i cittadini svedesi non considerano l’uso di telecamere di sicurezza sulle strade o nelle piazze del mercato come intrusione nella privacy personale. Ciò che la maggioranza chiede sono leggi e procedure più chiare e trasparenti per la gestione del materiale video tratto dalle telecamere di sorveglianza. Questo è quanto rivela una ricerca condotta in Svezia da Kantar SIFO.

Sul tema sicurezza l’Europa sembra non avere latitudini: a confortare i risultati della ricerca svedese anche un recente rapporto stilato dal Censis in collaborazione con Federsicurezza, che ha evidenziato dati paragonabili.

Secondo le ricerche, in Svezia e Italia circa il 90% di un campione di 1000 intervistati si è dichiarato a favore dell’uso di telecamere di sicurezza nei luoghi pubblici. Nel nostro paese, più di 15 milioni di cittadini (il 30,7%) hanno installato una telecamera in casa o in negozio nel corso degli ultimi 36 mesi.

Per approfondire il tema, Kristina Tullberg ha recentemente intervistato Markus Lahtinen, ricercatore alla LUSAX, la School of Economics dell’università di Lund e coordinatore della ricerca svedese.

 

Vi aspettavate che l’atteggiamento del pubblico verso le telecamere di sicurezza sarebbe stato così positivo?

“L’atteggiamento positivo verso l’utilizzo di telecamere di sicurezza era certamente atteso, seppure sia sorprendente nelle dimensioni: il 90% degli intervistati si è infatti espresso a favore. Quello che ci ha stupito di più è però che il pubblico si è dichiarato relativamente preoccupato della difesa della propria privacy in merito al rischio di essere ripresi dalle telecamere di sorveglianza in luoghi pubblici. Più di 4 persone su 5 (83%), infatti, pensano che le telecamere non rappresentino un’intrusione nella propria privacy”.

 

Allargando un po’ il discorso, il dibattito sui media si è concentrato sulla privacy personale?

“Effettivamente il dibattito pubblico si è concentrato spesso sulla preoccupazione dei cittadini riguardo al rischio di violazione della privacy personale a causa dell’uso di telecamere di sorveglianza nelle strade e nelle piazze. Ciononostante, essere ripreso da un video registrato da una telecamera di sicurezza in un luogo pubblico non è stato percepito come una violazione della privacy da coloro che hanno risposto alla ricerca, anche qualora la competenza di installare telecamere in pubblico dovesse essere assegnata alla polizia e non all’amministrazione comunale”.

 

Cosa ritiene importante il pubblico per la protezione della privacy personale?

“Sicuramente un sistema di legge più chiaro e approfondito. La percezione comune è che le restrizioni non dovrebbero essere poste sulle telecamere in sé, ma sulle regole e le procedure di installazione, sulla gestione delle immagini e sulla presenza di cartelli che informino riguardo all’esistenza di telecamere in funzione”.

 

L’utilizzo di telecamere dovrebbe dunque essere limitato o potrebbe crescere?

“Questo è stato un altro dato piuttosto sorprendente emerso dalle risposte. Il nostro campione pensa che ci sia bisogno di aumentare il numero di telecamere di sicurezza rispetto a quante sono in uso oggi. Il 72% dei rispondenti pensa che sia giusto installare più telecamere laddove solo il 3% ha risposto di volerne in numero inferiore”.

 

Qual è la posizione del pubblico riguardo agli effetti delle telecamere nella prevenzione di crimini?

“Un’ampia fetta dei rispondenti pensa che le telecamere di sicurezza abbiano un effetto concreto nella prevenzione dei crimini. L’83% degli interpellati ‘crede che la presenza di telecamere di sicurezza limiti la possibilità di commettere crimini per i malintenzionati’. Una conclusione condivisa da molte altre ricerche sul tema. L’86%, inoltre, ‘ritiene che le telecamere forniscano un ottimo supporto al lavoro investigativo e di identificazione dei crimini commessi’. Gli interpellati sono stati altrettanto positivi anche riguardo alla possibilità di essere d’aiuto nel risolvere casi criminali: l’82% pensa infatti che ‘il materiale girato dalle telecamere di sicurezza possa essere usato per le indagini e la risoluzione dei crimini’. Molti vedono inoltre in modo favorevole un utilizzo delle telecamere per il riconoscimento e l’identificazione di sospetti malintenzionati che sono stati ripresi in video quando un crimine è stato commesso.

Gli interpellati hanno inoltre sottolineato che ‘la capacità di rilevare crimini in corso’ è ‘il beneficio primario delle telecamere di sicurezza’”.

Per quale ragione è stata condotta questa ricerca?

“La ricerca è stata condotta perché crediamo che il pubblico abbia un atteggiamento generalmente positivo nei confronti della videosorveglianza, come è stato confermato dalle risposte al nostro sondaggio. I cittadini non sono per nulla preoccupati – come il dibattito pubblico sembrerebbe invece suggerire – sebbene ci sia stato un cambiamento piuttosto netto nei temi della discussione rispetto al passato. Oggi infatti si discute riguardo al bisogno di più o meno telecamere, ma nessuno o quasi mette in dubbio la loro liceità. A quanto emerge dalla ricerca, il dibattito dovrebbe semmai concentrarsi maggiormente sulle modalità di un utilizzo più mirato ed efficace di queste telecamere.

Dal mio punto di vista, questa ricerca è stata un mezzo per riconoscere l’importanza di condurre analisi su due temi di grande momento: da un parte, sul modo in cui la videosorveglianza influenza la difesa della privacy. Dall’altra, sul modo migliore in cui le telecamere possano essere utilizzate”.

Un concetto che emerge anche dalle ricerche condotte in Italia nel corso degli ultimi due anni. Una posizione che si è rafforzata nel corso del 2017 a seguito dell’approvazione del cosiddetto “bonus videosorveglianza” nelle legge di Bilancio 2017, che ha fatto crescere l’interesse degli italiani verso questo tipo di acquisto del 34% rispetto all’ultimo trimestre del 2016.