Affrontare il problema dell’inquinamento acustico nelle smart city

Attualmente l’inquinamento acustico rappresenta la seconda minaccia ambientale più dannosa per la salute dell’uomo – e non solo. Pensate a quanto può essere fastidioso il rumore costante del traffico o la musica assordante proveniente da una discoteca, già dalle prime ore del mattino.
I due casi appena citati, avranno conseguenze diverse: le fonti di rumore, infatti, a seconda delle caratteristiche relative a intensità e frequenza, costituiscono pericoli di diversa portata e gravità per la nostra salute.
Nel 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha stimato che, a causa dell’inquinamento acustico, nella sola Europa occidentale siano andati persi fino a sei milioni di anni di vita condotti in buona salute.
Tre anni dopo, tenendo conto di tutte le fonti di rumore su scala globale, è inevitabile che la situazione sia peggiorata.

Ma come può il rumore rappresentare una tale minaccia e avere un impatto sulla salute così importante, tanto da andare oltre al semplice fastidio?
Un problema comunemente noto è il suo legame con l’aumento dei livelli di stress, ma le conseguenze possono sfociare anche in disturbi d’ansia. Gli effetti fisici legati all’inquinamento acustico includono, tra gli altri, affanno, ipertensione, gastrite, colite, fino a gravi problemi cardiaci. Tutto ciò può essere causato dal passaggio reiterato di un aereo, dal traffico quotidiano presente nelle nostre strade o dall’attività dei cantieri.

Questi problemi possono essere ricollegati ai primi stadi dell’evoluzione della specie umana – il nostro tronco encefalico, infatti, si è sviluppato per combattere o sfuggire al minimo suono anomalo, provocando delle risposte al rumore, oggi innescate da diverse fonti come martelli pneumatici, camion e gru. Secondo studi recenti, condotti in grandi città come Vancouver (Canada), la minaccia dettata dall’inquinamento acustico si sta aggravando e, di conseguenza, si registra un notevole aumento anche dei reclami da parte dei cittadini (dati relativi all’anno 2020).

Se riesci a ripensare a qualsiasi momento degli ultimi anni in cui ti sei allontanato dalla città alla ricerca di un posto tranquillo, e ti sei trovato stranamente nervoso per il troppo silenzio, probabilmente sei stato sovraesposto al rumore e all’inquinamento acustico.

Gli ultimi dati disponibili relativi a una città italiana, forniti a inizio maggio 2021 dal Centro ricerche e studi di Amplifon (Crs), prendono in esame la città di Milano dove si è individuato un livello di rumore medio di 66 dB, con quasi il 30% delle misurazioni effettuate che si posiziona oltre i 76 decibel, dati di gran lunga superiori ai 55 dB raccomandati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente come media giornaliera di esposizione al rumore.

Come rispondere al problema dell’inquinamento acustico?

Per parlare di questo tema, di recente abbiamo incontrato Rick Scholte, esperto di inquinamento acustico e CEO di Sorama, un’azienda olandese del settore high-tech partner di Axis. Secondo il Dott. Scholte, la maggior parte delle smart city che stanno provando ad affrontare il problema dell’inquinamento acustico, utilizzano tecnologie al di sotto della media o “stupidi misuratori di decibel”, come lui stesso li definisce. Questi dispositivi, infatti, sono molto limitati, perché se sono in grado di notificare quando una certa soglia di decibel viene superata da qualcosa presente nelle immediate vicinanze, sono del tutto incapaci di individuarne la fonte o di capire cosa potrebbe aver causato quello specifico suono.

Inoltre, Scholte mette in luce un altro problema, ovvero che alcune città non sono abbastanza consapevoli delle minacce legate all’inquinamento acustico, mentre altre sono addirittura demotivate rispetto alla ricerca di una soluzione: “Ho conosciuto alcune persone che stavano eseguendo dei test del rumore in una città. Avevano posizionato molti di questi misuratori di decibel in tutta la città e hanno scoperto che un particolare incrocio era molto più rumoroso degli altri – dato che mostrava valori notevolmente più alti. Sfortunatamente, non sono stati in grado di identificare la fonte del problema e, non avendo il budget per affrontarlo, hanno cercato di aggirarlo del tutto spostando lo strumento circa 150 metri indietro per una rilevazione più silenziosa! Nel complesso, i dipendenti dei governi locali stanno avendo non poche difficoltà nella lotta all’inquinamento acustico a causa delle risorse limitate, della scarsa conoscenza in materia o della mancanza di supporto da parte dei loro superiori”.

E aggiunge: “Queste informazioni inesatte – e talvolta del tutto fuorvianti – vengono elaborate ogni cinque anni in una mappa acustica. Queste mappe sono statiche e possono essere acquistate per i cantieri, il che significa che diventano obsolete molto rapidamente. L’attuale approccio alla lotta contro l’inquinamento acustico è tutt’altro che ottimale, per non dire altro”.

Come dovremmo analizzare il rumore?

Sensori e monitor acustici, come quelli sviluppati da Sorama, rappresentano la risposta a questa domanda e la soluzione più efficace. Tramite l’ausilio di un vasto numero di piccoli microfoni di alta qualità, un sensore acustico può fornire accurate informazioni sulla provenienza di un suono e la sua intensità, rivelando le aree in cui il volume è più basso e altre informazioni essenziali. Attraverso tale tecnologia, le smart city saranno in grado di individuare la fonte di un determinato rumore, che si tratti di un cantiere o di una festa particolarmente fastidiosa.

Per fornire un esempio più specifico, supponiamo che in una smart city si rilevi che ogni giorno, dalle 17:00 alle 17:30, un incrocio sia particolarmente problematico a livello di inquinamento acustico per le persone che vivono nelle vicinanze. Utilizzando i sensori acustici, è possibile stabilire, per questo caso specifico, che il traffico è la causa primaria del rumore e che quel determinato incrocio non può accogliere in quella fascia oraria tutte le persone di rientro dalla giornata lavorativa.

Una soluzione a breve termine potrebbe essere semplicemente quella di utilizzare queste informazioni per modificare il controllo dei semafori, cedendo il passo alle corsie più rumorose a causa del traffico intenso, ottimizzando così al meglio il flusso dei veicoli e minimizzando il rumore. A lungo termine, invece, gli incroci potrebbero essere completamente ridisegnati.

Inoltre, le informazioni provenienti dai sensori acustici attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentono a una smart city di creare una comunicazione più trasparente con i suoi cittadini, fornendo i dati relativi all’inquinamento acustico in modo simile a come fanno alcune città con quelli sulla qualità dell’aria (anche in questo caso Vancouver rappresenta un esempio virtuoso).
Ciò implicherebbe una maggiore responsabilità da parte delle iniziative cittadine per affrontare la questione e consentirebbe ai cittadini di toccare con mano i progressi raggiunti in relazione a noti problemi di inquinamento acustico, aiutandoli anche a cercare le migliori zone della città in cui vivere.

Il valore aggiunto dell’integrazione della videosorveglianza con l’analisi acustica

La combinazione dei sensori acustici di alta qualità di Sorama con l’intelligenza artificiale in grado di raccogliere dati fruibili è parte integrante di uno sforzo congiunto per ridurre i pericoli legati all’inquinamento acustico in una smart city; va da sé, quindi, che la combinazione di telecamere di videosorveglianza di rete con sensori acustici riesca ad apportare una serie di notevoli vantaggi. D’altronde, due sensi insieme – vista e udito – contribuiscono chiaramente a fornire una visione completa e accurata di una situazione.

Un esempio concreto di questo valore aggiunto è riscontrabile nell’applicazione dei dati forniti dal sensore acustico che potrebbero dirigere automaticamente e in modo preciso le telecamere PTZ (panoramica, inclinazione, zoom) verso sorgenti di rumore specifiche, consentendo la verifica visiva di un problema e tempi di risposta di gran lunga minori a fronte di una situazione in continuo peggioramento. Un improvviso aumento del rumore, provocato ad esempio da urla o clacson di automobili, potrebbe attivare un preallarme allo scopo di evitare che si verifichi un incidente; oppure la frantumazione di un vetro potrebbe avvisare la telecamera di una potenziale rapina o atto vandalico.

Oltre agli incidenti, i dati visivi aggiuntivi acquisiti dalle telecamere di videosorveglianza nel corso del tempo, possono fornire ulteriori informazioni su specifiche fonti di inquinamento acustico. Tornando al nostro incrocio trafficato, mentre il rumore la mattina presto potrebbe essere causato dai lavori edili e dai veicoli per le consegne, la sera potrebbe essere dovuto all’elevato numero di pendolari che si spostano nell’ora di punta. La capacità di identificare visivamente le diverse sorgenti di rumore comporterà misure molto più accurate e di impatto volte a ridimensionare il problema. Ad esempio, un’autorità cittadina potrebbe decidere di valutare come priorità l’utilizzo di veicoli elettrici più silenziosi per le consegne nel raggio di un paio di chilometri o di limitare le dimensioni dei veicoli da costruzione.

Tali vantaggi possono essere acquisiti senza che risulti necessaria la sostituzione dell’infrastruttura di sorveglianza esistente. L’utilizzo di telecamere di videosorveglianza di rete basate su tecnologia aperta rende la soluzione scalabile quasi all’infinito e facile da potenziare con sensori acustici, e consente agli operatori di iniziare immediatamente ad analizzare i livelli di inquinamento acustico e di impostare una strategia.

Per assicurarci un futuro smart e sostenibile, tutelando la nostra salute, è fondamentale iniziare ad essere consapevoli dei pericoli legati all’inquinamento acustico e dei modi in cui possiamo combatterlo.

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